Nu’ che fugge dalla montagna, Nu’ che torna alla sua montagna.

Quella di Nunzia Santilli è una storia di amore e odio. La ragazza che qualche anno fa fece carte false pur di fuggire dalla valle e costruirsi una vita in città come avvocato, si ritrova – da giovane praticante forense -, a desiderare di ritornare di nuovo alla sua montagna, alla ricerca e alla riscoperta di quella vita lenta e certamente più autentica che da ragazzina le stava tanto stretta.

Una strada di sanpietrini riconduce Nu’ verso “La piazzetta”, il luogo magico dove da bambina, insieme a suo fratello, trascorre l’infanzia e che, per “ironia” del destino, viene affidato in gestione a sua mamma dopo un doloroso evento familiare. Da qui riparte sua madre, da qui riparte Nunzia a caccia di stimoli persi e di tutta se stessa..frugando tra tutte quelle passioni messe da parte durante gli anni passati a Roma tra i libri di diritto civile e penale.

«Tutto è cominciato quando ho deciso di ascoltarmi davvero e abbandonare l’idea della ragazza vincente e di città che volevo cucirmi addosso. Dopo anni vissuti nella capitale, ho deciso di mettere radici nella mia terra e ho iniziato a tirar fuori le mie passioni e i mie sogni trascurati, ad apprezzare il canto della natura e le vecchine sedute fuori all’uscio delle loro case. La piazzetta è entrata a far parte della mia vita e, insieme a lei, l’amore per l’ospitalità e per il marketing territoriale».

La tua è una storia che insegna, prima di tutto, ad ascoltarsi e a contaminare le proprie passioni per farne un lavoro..

«È la ricetta della felicità! Scavare dentro di noi e reinventarci fino a quando il cuore non pulsa e trova pace. Durante la pratica forense ho intuito che quel tipo di percorso non faceva per me. Più passava il tempo, più non mi riconoscevo in quello che stavo facendo. Ho capito che non volevo fare l’avvocato, così ho preso il mio titolo e l’ho messo in un cassetto, iniziando a dare sfogo a tutte le fantasie represse durante gli anni universitari. Sono una multipotenziale con passioni anche contrastanti tra loro, però sto trovando il modo per incastrarle tutte in un puzzle perfetto».

Da Roma, dove studiavi, ti trasferisci di nuovo in Abruzzo. Che cosa succede? Quando e come parte “La Piazzetta”?

«Quando sono rientrata a Roccaraso ho lasciato che la mia creatività mi conducesse dove voleva: l’ho lasciata fare seguendola, senza forzare nulla! Un luogo per me molto energetico, dove sono sempre riuscita a ritrovare me stessa, sono i mercatini vintage. Tra le cose usate a cui dare nuova vita ritrovo sempre il mio equilibrio mentale. Mi sono avvicinata al mondo del restyling e ho iniziato a fare corsi come trasformatrice di ambienti. Contemporaneamente ho iniziato a studiare anche marketing online. La Piazzetta arriva nel 2007 e viene affidata a mia madre, ma all’epoca io non pensavo di entrarne a far parte. Mi sono avvicinata a questo lavoro soltanto nel 2015 quando ho iniziato ad appassionarmi all’ospitalità. Il B&B era un buon banco di prova e così ho deciso di mettermi in prima linea. Ho cominciato rivoluzionando il suo brand, mi sono accorta che aveva un potenziale enorme ma, come un po’ tutte le strutture della mia zona, non aveva una strategia di comunicazione al passo con i tempi. Così ho lavorato a un sito Internet e alla comunicazione online. Ho capito che si tratta di un ramo in cui riesco particolarmente bene e ho continuato, portando al successo una struttura che, prima della nuova ondata di Covid, è diventata un punto di riferimento per viaggiatori desiderosi di scoprire l’Abruzzo in tutte le stagioni».

Come sei riuscita a rendere sold out “La piazzetta” dodici mesi l’anno?

«Lo strumento principale è il blog, è stato fondamentale per l’accrescimento dei nostri clienti. Costruiamo ogni post in ottica Seo, raccontiamo il territorio, le sue tradizioni, dove andare e dove mangiare. Abbiamo costruito itinerari – i nostri “tocca la bellezza” –, che vanno bene per tutte le stagioni, con cinque esperienze diverse che vanno dal rafting, ai sentieri, fino alla scoperta dei borghi antichi e dei sapori enogastronomici. Le persone che cercano esperienze nei dintorni, digitando su Google, trovano noi e, automaticamente, affascinati anche dal nostro modo di raccontare, prenotano il nostro B&B. Siamo diventati un punto di riferimento in un territorio che purtroppo pecca molto nella comunicazione della sua unicità».

Tanto digital marketing dunque…quanti investimenti ha richiesto? E da dove sei partita?

«Ho investito principalmente in corsi di formazione sulla mia persona, quindi, ho speso tanto ma con un ritorno d’investimento notevole che oggi per me è anche un bagaglio di conoscenze spendibili e monetizzabili. Un altro punto a favore per la mia azienda è mio marito che, essendo un bravissimo copywriter, mi aiuta tantissimo. All’inizio bisogna studiare bene il proprio target, partire dalla propria storia e il tono di voce da utilizzare. Noi, per esempio, puntiamo a un TOV intimo e familiare proprio per l’esperienza ad alto contatto che offriamo. Stabilito questo bisogna capire dove comunicare: se pretendiamo di comunicare ovunque rischiamo di non farlo da nessuna parte. Piuttosto, è necessario fare uno studio e capire quali sono i canali di comunicazione adatti, investendo le maggiori energie su quelli di proprietà. Io, per ora, ho il mio sito collegato ai due canali che, nel mio caso, più funzionano: Facebook e Instagram sul quale lo storytelling è un must. In ultimo, consiglio di fare tantissimo networking con profili simili e attività del territorio. Per alcune destinazioni l’unione è l’unico modo per riposizionarsi sul mercato».

Dopo quanto tempo questo lavoro ha iniziato a premiarti?

«Con Google presto. Se parliamo dei social invece, dopo un anno di storytelling, i miei followers sono diventati clienti reali. Non importa il numero, ma è importante quanto interesse hanno davvero per te le persone che ti seguono. Se c’è qualità e costanza, il lavoro premia».

Che cosa distingue “La piazzetta” dal resto delle proposte ricettive del territorio?

«I nostri valori! La piazzetta è un’attività a conduzione familiare, pertanto, è famiglia. Puntiamo all’arte di creare intimità, al lato umano e alla cura dei dettagli..non ci risparmiamo e l’ospite lo avverte perché lo coccoliamo dall’inizio alla fine del suo soggiorno, anche con dei piccoli e utili cadeau. Ci differenziamo per l’accoglienza che è una vera e propria esperienza fatta di sapori, profumi e cose fatta in casa ma che passa anche, come dicevo, per il racconto del territorio, per offrire un servizio in più a chi non cerca soltanto un letto ma una guida».

Se qualcuno volesse avviare un’attività come la tua è preferibile, in questo momento, investire nelle grandi città d’arte o puntare al turismo slow e alla vacanza attiva come fai tu? È vero quello che si dice che si tratta di un trend sempre più in crescita?

«Assolutamente sì e il momento è giusto per farlo! Nel mondo in cui viviamo oggi è tutto così accelerato. C’è una fortissima richiesta di questo tipo di vacanza e, se negli anni passati facevamo molta fatica a far apprezzare questo tipo di destinazione oltre la stagione sciistica, i viaggiatori di oggi invece ci cercano in autonomia per staccare la spina. Già dalla scorsa estate c’è stata un’esplosione e una richiesta esponenziale di clienti di tutte le fasce di età».

Che cosa occorre oggi per essere dei perfetti host?

«Passione al primo posto e amore per il proprio territorio. Oggi chi si sposta non cerca un letto, ma un’esperienza e tu sei l’anello di congiunzione tra il viaggiatore e il tuo territorio».

Che cosa c’è nel futuro di Nunzia?
«C’è il cortile di Nu’, un rudere che ho appena acquistato per riconvertirlo ad uso di chi ha bisogno di bellezza, tranquillità e lavoro in compagnia di persone simili. La piazzetta non è tutta mia e oggi ho l’esigenza di crescere e costruire un luogo di contaminazione in cui, accoglienza e competenze acquisite in questi anni, convivino in armonia. Il cortile di Nu’, che per ora è solo uno spazio digitale, sarà un co-living a Sulmona che ospiterà workshop, corsi di formazione e postazioni co-working. Uno spazio creativo e di comunità in cui sostare e fare networking in presenza. Quando tutto questo finirà ci sarà bisogno di ritrovarsi in spazi come questi, ma al passo con la natura».

Di Daniela Iavolato

Foto di Valeria Lepore

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