Dopo un anno di pandemia, facile pensare all’influencer marketing come soluzione veloce per promuovere una struttura, un itinerario, una destinazione di viaggio..molto meno, capire chi scegliere e come trovare la persona giusta tra migliaia di profili in rete!

Di blogger e Instagrammer è infatti pieno il mondo: come si fa, quindi, un’attività di scouting? Come si sceglie l’influencer giusto? Meglio un blogger o un Instagrammer? Che differenza c’è? E come si parte da zero in questo mestiere? Ho chiesto ad Andrea Petroni autore, dal 2009, del blog di viaggi vologratis di rispondere a tutte queste domande per aiutare chi, in vista della ripresa della stagione turistica, vuole fare sul serio con la sua comunicazione digitale ma non sa da dove partire!

Laurea in economia e un passato da dipendente nel ramo finanziario, Andrea Petroni con 500 mila visite mensili sul suo blog, è stato inserito nella top five dei blogger più famosi d’Italia subito dopo Chiara Ferragni e Salvatore Aranzulla. Gli esordi risalgono al 2009 quando, per pura passione, essendo frequentatore weekendiero delle compagnie low cost, inizia a raccontare – in una blogosfera ancora sfollata -, modi per tagliere spese, cosa visitare e con chi volare «facevo nottata ad aspettare le offerte di Ryanair e prendevo una quantità di biglietti spropositata. Senza volerlo ho attirato l’attenzione di radio, stampa ed Enti turistici, così, quando l’azienda per la quale lavoravo ha chiuso, ho mollato il vecchio lavoro e ho trovato il coraggio per fare il grande salto: diventare un blogger professionista».
Questo accadeva dodici anni fa, oggi come si diventa travel influencer da zero?

«Innanzitutto bisogna fare una distinzione. L’influencer non necessariamente è un blogger, ma può essere semplicemente un instagrammer o un personaggio social in grado di condizionare opinioni e scelte di acquisto. Diverso il discorso del travel blogger che, parte dal blog, per atterrare sui social media. E questa, è già la prima grande differenza e la prima buona regola non solo per chi vuole cominciare e provare a farne un lavoro, ma anche per chi ha bisogno di selezionare una figura per la propria impresa».

Spiegaci meglio questo passaggio.

«Oggi ci sono tantissimi blogger che danno molta importanza ai social e sempre meno al blog, oppure, tantissime “web star” autoproclamate che producono contenuti volatili poco adatti al turismo. Il mondo del travel, soprattutto in questo momento, ha bisogno di lasciare una traccia duratura! Per fare la differenza e diventare un punto di riferimento, c’è quindi bisogno di possedere un sito web di valore e ben posizionato nella SERP di Google. Farsi ingolosire dal numero incredibile di follower non è quasi mai la strada giusta per valutare l’influenza e la competenza di una persona».

Questo perché?

«Prima di tutto perché i viaggi non sono magliette da mettere e togliere. Se, per esempio, attivi una collaborazione con un instagrammer per promuovere il tuo hotel, difficilmente il giorno dopo centinaia dei suoi follower si catapulteranno a prenotare. Il viaggio ha bisogno di ricerche e riflessioni attente da parte del consumatore e non è su Instagram che si fanno queste ricerche. I contenuti sul blog restano per sempre e possono essere ritrovati anche a distanza di anni se ben scritti. Un post sui social invece, nel giro di 48 ore, è già dimenticato e non rintracciabile dai motori di ricerca e, proprio per questa sua natura, e poiché è impossibile aspettarsi o pretendere risultati immediati, molto meglio preferire chi cura con attenzione un sito web. Quindi social sì per portare traffico al sito, costruire una community e fare del buon visual storytelling, ma non troppo. Bisogna imparare ad utilizzarli in maniera strategica e mai senza blog. Queste sono a mio avviso le basi».

Quindi blog+social per partire, ma come si attiva un’attività di scouting? Come si riconosce un influencer vero?

«L’ideale sarebbe affidarsi a un professionista in grado di compiere delle analisi! Ad ogni modo, la scelta ricade su un mix di cose».

Ecco….✎…5 dritte

  1. Credibilità. Non ci si autoproclama influencer, semmai è la community a percepirti come tale e a riconoscerti come punto di riferimento, quindi, occhio alla qualità e alla quantità delle interazioni.
  2. Numeri. Più alta è la dimensione dell’audience, più cercate di prendere tempo per avviare una ricerca certosina. Oggi si può comprare tutto, anche like e commenti e, quando non si comprano, c’è la piaga dei Pod (gruppi scambio like su Telegram). Fortunatamente esistono tool che passano tutto ai raggi x. Stesso discorso per il blog, un media con buone performance ha contenuti ben posizionati, ben raccontati e ha all’attivo collaborazioni soprattutto con gli Enti del turismo. Essere riconosciuti come voce online da chi promuove una destinazione è sicuramente un’ottima referenza.
  3. Partita Iva. Dichiari di essere un professionista del settore? Anche questo lavoro va fatto in regola. La Partita Iva è un altro requisito.
  4. Pubblici. È fondamentale scegliere persone che siano in grado di parlare a una nicchia. Inutile puntare sulla popolarità dell’influencer se non può muovere il tuo target. Per capirci, se hai una baita in montagna e il trekking e l’attività principale del territorio, la fashion blogger stilosa non c’entra nulla con te!
  5. Non solo Instagram. Non sottovalutare gli altri social. Facebook – per esempio -, è ancora estremamente performante nel travel!
Non solo online…aggiungerei! Hai fatto radio, hai scritto libri, preso parte a trasmissioni Tv. Quanto ancora contano i “vecchi media” per chi fa questo mestiere?

«Sono fondamentali! Ti accreditano in un mondo saturo – e spesso artefatto – come quello dei social network. In questi anni la radio mi ha dato una popolarità enorme e un’autorevolezza immediata, mentre il libro mi ha aperto nuovi spazi e mi ha permesso di raggiungere persone che online non mi avrebbero mai conosciuto. Bisogna assolutamente diversificare la propria comunicazione: un consiglio che vale per tutti!».professione travel blogger

A proposito di libri..sta per uscire il tuo terzo lavoro, di che cosa parlerà? Ma non era morta la carta secondo i più?

«Parlerà di Roma e dei luoghi più nascosti e segreti della capitale. La carta morta? Contro tutte le nostre previsioni, mie e dell’editore Dario Flaccovio, durante le vendite del mio primo libro (in foto) abbiamo venduto più carta che che e-book. C’è un grandissimo ritorno alle edizioni cartacee e questo è un ottimo segnale».

Oggi è ancora possibile diventare travel blogger? Credi ci sia ancora spazio?

«Il momento in realtà è proprio questo! Come ti accennavo, già da un po’, si sono quasi tutti spostati su Instagram abbandonando quasi del tutto il blog. Il momento è giusto perché i big di una volta hanno rallentato e occorrono contenuti. Gli Enti del turismo possiedono una marea di foto, ma non hanno più racconti».

Che cosa deve fare una struttura che non può permettersi collaborazioni prestigiose, ma non può neanche smettere di comunicare?

«Raccontarsi e, dopo un anno di pandemia, rassicurare. Non postate solo offerte, online non bisogna essere orientati alla vendita: raccontate il territorio, la struttura e chi ne fa parte».

►I blogger sono ottimi alleati di un buon piano di digital Pr..insieme possiamo intercettare le persone giuste.
Trovi questa intervista anche sulla testata giornalistica vivodilusso.it